Età antica: riassunto in rima

La storia militare e politica, relativa al lasso temporale che intercorre tra gli albori dell’età antica e l’inizio dell’età medievale, raccontata in rima, in versi liberi, secondo lo schema metrico: ABABB – CDCDD – EFEFF.

Testo e voce: Nicolò Vignatavan

00:10▪︎L’ ANTICO EGITTO: dalla costruzione delle Piramidi di Giza, all’apogeo egizio con il faraone Ramses II, fino al ruolo politico di Cleopatra

01:15▪︎L’ Impero Macedone e l’antica Grecia: dalla Battaglia delle Termopili, al ruolo di Pericle e dell’Impero macedone di Alessandro Magno, passando per le sculture di Fidia ed il pensiero dei filosofi presocratici e dell’età classica

02:18▪︎La guerra di Troia e la fondazione di Roma, da Priamo ad Anchise ed Enea

02:52▪︎L’ ANTICA ROMA: i sette re di Roma, il periodo repubblicano e quello imperiale, dal ruolo di Giulio Cesare all’apogeo con Augusto e infine Caligola, Nerone ed il declino finale dopo Costantino, passando per gli scritti di Virgilio e Seneca

03:55▪︎da Gesù Cristo e la diffusione del Cristianesimo a Maometto, la fondazione dell’Islam ed il ruolo dei Califfati

Testo:

In cielo, Ra, col sole a mezzogiorno sul Nilo,

attirò Giove nel segno del leone,

fondendosi con Amon, che gli chiedette asilo,

come un nucleo che assorbe un proprio muone,

infin che i loro nomi furon uniti in addizione.

Dall’aldilà la connessione in Giza con le necropoli,

attraverso le corna di Hathor, oltre i Cesari, al piede del monte,

intrecciate come i tre fiumi simbolo di una futura metropoli,

mi diede l’idea che con il nord in quell’istante vi fu un metaforico ponte,

che abbagliò la luce di Ramses II, ma di cui Cleopatra oscurò l’orizzonte.                                                    
         

Più tardi il Dio del cielo, dinnanzi

alla vetta dei giochi fece delle isole una macedonia,

in cui l’oscuro poeta ambientò i suoi romanzi

e da cui il Grande fece delle terre del Buddha colonia,

per poi morir giovane in Babilonia. 

Vidi Fidia il maestro abbellire la città-stato,

le Termopili darle un’alleanza insperata, Pericle regalarle democrazia,

e i dotti filosofi, dipinti nella scuola dall’artista tanto acclamato,

del venerando e del solitario evolvere il pensiero via via,

trasmettendo da maestro a discepolo la dotta teoria.

Ad est il cugino del re che davanti al piè veloce

si inginocchiò per il migliore dei suoi cento figli

diede alla luce il pio che, alla pari dell’astuto dal sofocleo destino atroce,

approdò a diversi spigolosi scogli

e che gli dei proclamarono fondatore, annunciandoglielo tra i non svegli.

Poi furon sette come i colli, Tarquini gli ultimi…

Fu, poi, repubblica, che agli Scipioni riservò Cartago,

infin che il Divus Iulius ottenne in Europa poteri massimi,

col numero perfetto, in alleanza ed in parola mago

e di cui il padre dell’orazione, anfibolicamente, lodò l’imago.

Il pronipote donò pace, suo genero bellezza, il maestro del sommo poesia,

ma il neonato impero non rimase integro in eterno,                                     

minato dall’allievo dello stoico, dall’amante dei cavalli e dalla sua malattia,

poi l’anarchia militare e le guerre civili segnarono di quel tempo l’inverno,

prima di Costantino, poi fu declino per mano dei popoli barbari all’esterno.


Nel frattempo gli insegnamenti del figlio di Dio d’Israele

si diffusero ad ovest per mano di Paolo e Luca,

ad est La Mecca diede i natali al profeta di Allah, ad ogni suo fedele

ed ai primi califfati ch’ebber sorte caduca,

infin che al passaggio omayyade-abbaside la storia ci conduca.

 

   

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